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Redondo ricorda il Milan: "Berlusconi arrivava in elicottero per farci un discorso tecnico"

Redondo ricorda il Milan: "Berlusconi arrivava in elicottero per farci un discorso tecnico"

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L'argentino è stato uno dei grandi rimpianti rossoneri, k.o per due stagioni: "Una pazzia, muscolarmente ero morto ma non dissi niente".

Pochi centocampisti centrali erano come lui. Lo sapeva il Real Madrid, che poteva contare su di lui come recupera palloni instancabile e giocatore capace di far ripartire l'azione. Lo sapeva bene il Milan, che a inizio anni 2000 riuscì a portarlo in rossonero. Peccato che l'era meneghina fu ampiamente negativa causa pesante infortunio.

Redondo ha vinto la Champions 2002 col Milan senza essere protagonista, uno dei grandi rimpianti rossoneri del nuovo millennio. Tutti si aspettavano potesse rappresentare un titolarissimo per anni, ma alla fine furono appena 33 presenze in quattro stagioni, totalizzate nelle ultime due.

L'ex centrocampista argentino non ha certo dimenticato il Milan, come evidenziato a Marca:

"Offrivano 18 milioni di euro, era una bella cifra per un calciatore di 31 anni. Il club mi ha detto che avrebbero accettata l'offerta. Mi ha colpito un po’ nell’orgoglio che il Real abbia voluto vendermi. D’altra parte però si parlava del Milan e c’era Berlusconi che mi chiamava personalmente affinchè diventassi rossonero".

Del resto il Real preparava il terreno per comprare Figo e 18 milioni per un 31enne erano aria pura. Del Milan, Redondo ricorda sopratutto l'arrivo del presidente al centro sportivo:

"A Milanello ci allenavamo e di colpo arrivavano macchine con i vetri oscurati, un elicottero... Era Berlusconi, che scendeva, ci salutava e ci faceva una specie di discorso tecnico".

Redondo racconta di come i carichi di lavoro italiani, a 31 anni, furono decisivi per lo stop:

"Il sistema di allenamento era diverso, con molto carico fisico e molto lavoro di forza. Non ho detto niente, un po’ per orgoglio, ma muscolarmente ero morto. E mi sono rotto i legamenti del ginocchio destro, non ho potuto giocare neanche una partita per due anni. Pensa, andare al Milan e poter esordire solo due anni dopo. Una pazzia".

Due anni prima di scendere in campo, due anni non proprio facili:

"Mi portavano dal chirurgo, mi mettevano la gamba di dietro, mi toglievano il sangue con un laccio e mi somministravano farmaci. Il rischio è che finissero al cuore, poteva essere un problema".

Redondo ricorda il Milan: "Berlusconi arrivava in elicottero per farci un discorso tecnico"

L'argentino è stato uno dei grandi rimpianti rossoneri, k.o per due stagioni: "Una pazzia, muscolarmente ero morto ma non dissi niente".

Pochi centocampisti centrali erano come lui. Lo sapeva il Real Madrid, che poteva contare su di lui come recupera palloni instancabile e giocatore capace di far ripartire l'azione. Lo sapeva bene il Milan, che a inizio anni 2000 riuscì a portarlo in rossonero. Peccato che l'era meneghina fu ampiamente negativa causa pesante infortunio.

Redondo ha vinto la Champions 2002 col Milan senza essere protagonista, uno dei grandi rimpianti rossoneri del nuovo millennio. Tutti si aspettavano potesse rappresentare un titolarissimo per anni, ma alla fine furono appena 33 presenze in quattro stagioni, totalizzate nelle ultime due.

L'ex centrocampista argentino non ha certo dimenticato il Milan, come evidenziato a Marca:

"Offrivano 18 milioni di euro, era una bella cifra per un calciatore di 31 anni. Il club mi ha detto che avrebbero accettata l'offerta. Mi ha colpito un po’ nell’orgoglio che il Real abbia voluto vendermi. D’altra parte però si parlava del Milan e c’era Berlusconi che mi chiamava personalmente affinchè diventassi rossonero".

Del resto il Real preparava il terreno per comprare Figo e 18 milioni per un 31enne erano aria pura. Del Milan, Redondo ricorda sopratutto l'arrivo del presidente al centro sportivo:

"A Milanello ci allenavamo e di colpo arrivavano macchine con i vetri oscurati, un elicottero... Era Berlusconi, che scendeva, ci salutava e ci faceva una specie di discorso tecnico".

Redondo racconta di come i carichi di lavoro italiani, a 31 anni, furono decisivi per lo stop:

"Il sistema di allenamento era diverso, con molto carico fisico e molto lavoro di forza. Non ho detto niente, un po’ per orgoglio, ma muscolarmente ero morto. E mi sono rotto i legamenti del ginocchio destro, non ho potuto giocare neanche una partita per due anni. Pensa, andare al Milan e poter esordire solo due anni dopo. Una pazzia".

Due anni prima di scendere in campo, due anni non proprio facili:

"Mi portavano dal chirurgo, mi mettevano la gamba di dietro, mi toglievano il sangue con un laccio e mi somministravano farmaci. Il rischio è che finissero al cuore, poteva essere un problema".

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