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Ronaldo e il contatto con Iuliano: “La Juve non aveva bisogno di certi aiuti”

Ronaldo e il contatto con Iuliano: La Juve non aveva bisogno di certi aiuti

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Ronaldo ricorda la sua avventura allInter e la sfida del 1998 con la Juventus: Cera un clima da Guerra Fredda.

E’ stato uno dei più grandi giocatori di ogni tempo, un fuoriclasse che in campo ha fatto cose che prima di lui probabilmente mai si erano viste.

Ronaldo, nel corso della sua straordinaria carriera ha di fatto segnato un’era. Esploso giovanissimo in Brasile, poi ha dimostrato anche in Olanda, Spagna e Italia di essere un attaccante unico al mondo.

Il Fenomeno, in una diretta Instagram con Alessandro Del Piero, ha ricordato quello che fu il suo clamoroso trasferimento dal Barcellona all'Inter.

“Io non cambierei nessuna delle mie scelte, a volte non ho avuto opzioni. Rinnovai con il Barcellona e cinque giorni dopo il presidente mi chiamò per dirmi che non poteva rispettare gli accordi presi. Gli dissi che sarei andato via perché non mi sentivo valorizzato. E’ stato incredibile, eravamo già a fine stagione ed io avevo segnato cinquanta goal. Per fortuna Moratti era già pronto con l’assegno e poi l’Inter è diventato un grande amore non solo calcistico. Vivere in Italia è stato un dono e allora il calcio italiano era il migliore. E’ stata una bella sfida”.

La carriera di Ronaldo è stata purtroppo contraddistinta da diversi infortuni gravissimi.

“L’infortunio ha cambiato molte cose. Io stavo benissimo, giocavo da quattro o cinque anni senza problemi fisici. Prima degli anni 2000 ci allenavamo in maniera diversa rispetto ad oggi. Ricordo che mi allenavo con Roberto Carlos e Cafù e dovevo andare al loro ritmo, cosa che a me non serviva. Io volevo fare più scatti, le lunghe distanze mi hanno sempre traumatizzato e noi facevamo tantissimi chilometri. Adesso ci sono allenamenti personalizzati, non incolpo nessuno, ma l’unica spiegazione che ho per miei infortuni è che mi sono allenato male prima del 2000. In realtà mi sono fatto male anche dopo quando lavoravo come dovevo lavorare. Al Milan mi sono infortunato al ginocchio allo stesso modo, ma all’altra gamba”.

I tanti infortuni sono comunque serviti per crescere.

“Ho imparato dagli infortuni, sono sicuramente un uomo migliore di prima. Dopo il primo, tutti dicevano che non potevo recuperare, che non c’era mai stato un infortunio del genere nel calcio. Mi spaventai, ma sentivo che sarei tornato a giocare, non mi potevano togliere il calcio per un infortunio. Chiedevo a Dio perché mi avesse fatto questo, ci ho messo quasi due anni per recuperare, ma sono diventato una persona migliore. Oggi una disciplina che deriva da tutto quello”.

Ronaldo ha ricordato il famoso scontro con Iuliano di uno Juve-Inter del 1998.

“Io posso capire che gli errori capitano, si può sbagliare. Voi non c’entravate assolutamente nulla con queste cose. Noi in quel periodo giocavamo partite bellissime e la Juve non aveva bisogno di certe cose per vincere. Ricordo che in quel periodo c’era un clima tesissimo, come una Guerra Fredda”.

Anche Alessandro Del Piero ha ricordato i fatti di quella gara che poi è passata alla storia.

“Feci la mia parte: sbagliai un rigore e così le cose restarono in equilibrio. Non avevamo bisogno di nessun aiuto, poi capitano alcuni episodi che macchiano una stagione intera. C’era tensione, arrivava da tutte le parti, quello è sicuro. Tutte le squadre erano sempre sotto tensione, appena c’era un intervento scoppiavano polemiche. Sono state annate macchiate”.

Tra le più grandi delusioni nella carriera di Ronaldo c’è certamente il 5 maggio.

“Qualche settimana prima ci fu un episodio con l’Atalanta, lì capii che il mio futuro sarebbe stato lontano da Cuper. Ma lo rispettavo e volevo chiudere la stagione. Il 5 maggio siamo stati noi a perdere, non ci sono state altre interferenze. Eravamo primi e la Lazio non si giocava niente, ma nei giorni precedenti alla partita successero cose strane. Si parlava di Nesta già dell’Inter, siamo andati a Roma troppo rilassati ed abbiamo sbagliato. La Lazio poteva far danni con i giocatori che aveva ed infatti li ha fatti. Abbiamo perso per l’attitudine con la quale siamo entrati in campo. E’ ancora una ferita, ogni anni mi taggano in foto che mi ritraggono mentre piango e così il 5 maggio non passa mai come se niente fosse. Nel calcio si vince e si perde”.

 

Ronaldo e il contatto con Iuliano: La Juve non aveva bisogno di certi aiuti

Ronaldo ricorda la sua avventura allInter e la sfida del 1998 con la Juventus: Cera un clima da Guerra Fredda.

E’ stato uno dei più grandi giocatori di ogni tempo, un fuoriclasse che in campo ha fatto cose che prima di lui probabilmente mai si erano viste.

Ronaldo, nel corso della sua straordinaria carriera ha di fatto segnato un’era. Esploso giovanissimo in Brasile, poi ha dimostrato anche in Olanda, Spagna e Italia di essere un attaccante unico al mondo.

Il Fenomeno, in una diretta Instagram con Alessandro Del Piero, ha ricordato quello che fu il suo clamoroso trasferimento dal Barcellona all'Inter.

“Io non cambierei nessuna delle mie scelte, a volte non ho avuto opzioni. Rinnovai con il Barcellona e cinque giorni dopo il presidente mi chiamò per dirmi che non poteva rispettare gli accordi presi. Gli dissi che sarei andato via perché non mi sentivo valorizzato. E’ stato incredibile, eravamo già a fine stagione ed io avevo segnato cinquanta goal. Per fortuna Moratti era già pronto con l’assegno e poi l’Inter è diventato un grande amore non solo calcistico. Vivere in Italia è stato un dono e allora il calcio italiano era il migliore. E’ stata una bella sfida”.

La carriera di Ronaldo è stata purtroppo contraddistinta da diversi infortuni gravissimi.

“L’infortunio ha cambiato molte cose. Io stavo benissimo, giocavo da quattro o cinque anni senza problemi fisici. Prima degli anni 2000 ci allenavamo in maniera diversa rispetto ad oggi. Ricordo che mi allenavo con Roberto Carlos e Cafù e dovevo andare al loro ritmo, cosa che a me non serviva. Io volevo fare più scatti, le lunghe distanze mi hanno sempre traumatizzato e noi facevamo tantissimi chilometri. Adesso ci sono allenamenti personalizzati, non incolpo nessuno, ma l’unica spiegazione che ho per miei infortuni è che mi sono allenato male prima del 2000. In realtà mi sono fatto male anche dopo quando lavoravo come dovevo lavorare. Al Milan mi sono infortunato al ginocchio allo stesso modo, ma all’altra gamba”.

I tanti infortuni sono comunque serviti per crescere.

“Ho imparato dagli infortuni, sono sicuramente un uomo migliore di prima. Dopo il primo, tutti dicevano che non potevo recuperare, che non c’era mai stato un infortunio del genere nel calcio. Mi spaventai, ma sentivo che sarei tornato a giocare, non mi potevano togliere il calcio per un infortunio. Chiedevo a Dio perché mi avesse fatto questo, ci ho messo quasi due anni per recuperare, ma sono diventato una persona migliore. Oggi una disciplina che deriva da tutto quello”.

Ronaldo ha ricordato il famoso scontro con Iuliano di uno Juve-Inter del 1998.

“Io posso capire che gli errori capitano, si può sbagliare. Voi non c’entravate assolutamente nulla con queste cose. Noi in quel periodo giocavamo partite bellissime e la Juve non aveva bisogno di certe cose per vincere. Ricordo che in quel periodo c’era un clima tesissimo, come una Guerra Fredda”.

Anche Alessandro Del Piero ha ricordato i fatti di quella gara che poi è passata alla storia.

“Feci la mia parte: sbagliai un rigore e così le cose restarono in equilibrio. Non avevamo bisogno di nessun aiuto, poi capitano alcuni episodi che macchiano una stagione intera. C’era tensione, arrivava da tutte le parti, quello è sicuro. Tutte le squadre erano sempre sotto tensione, appena c’era un intervento scoppiavano polemiche. Sono state annate macchiate”.

Tra le più grandi delusioni nella carriera di Ronaldo c’è certamente il 5 maggio.

“Qualche settimana prima ci fu un episodio con l’Atalanta, lì capii che il mio futuro sarebbe stato lontano da Cuper. Ma lo rispettavo e volevo chiudere la stagione. Il 5 maggio siamo stati noi a perdere, non ci sono state altre interferenze. Eravamo primi e la Lazio non si giocava niente, ma nei giorni precedenti alla partita successero cose strane. Si parlava di Nesta già dell’Inter, siamo andati a Roma troppo rilassati ed abbiamo sbagliato. La Lazio poteva far danni con i giocatori che aveva ed infatti li ha fatti. Abbiamo perso per l’attitudine con la quale siamo entrati in campo. E’ ancora una ferita, ogni anni mi taggano in foto che mi ritraggono mentre piango e così il 5 maggio non passa mai come se niente fosse. Nel calcio si vince e si perde”.

 

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